Nella Roma «maravigliosa» del ‘600 assistiamo a un notevole sviluppo della musica sacra, in linea con la scenotecnica barocca: si arricchisce il repertorio liturgico-musicale e, oltre alle grandi basiliche, un numero crescente di chiese, congregazioni religiose, confraternite e altre istituzioni inizia a dotarsi di cappelle musicali stabili, spesso con organici numerosi e di prestigio. Tra i «templi armonici» di Francesco Borromini, nei quali luci e suoni risultano parametri di riferimento nella progettazione, spicca senza dubbio S. Ivo alla Sapienza, cappella dello Studium Urbis. Attraverso documenti, anche inediti, tratti dall’archivio universitario, si sono rintracciati dati importanti su «musiche ordinarie, et straordinarie» a servizio della liturgia, come per la festa annuale in onore di S. Ivo, patrono degli avvocati concistoriali. Tra i maestri di cappella gravitanti attorno all’ateneo romano, menzioniamo per tutti Orazio Benevoli, uno degli esponenti di spicco della scuola policorale romana, che fu attivo alla Sapienza negli anni 1661-1672. Ma detta prassi esecutiva pervade anche altri ambiti, come ci rivelano le preziose "notizie musicali" tratte dalle Ephemerides Cartariae, serie di 31 volumi che riportano in forma di giornale i fatti salienti di Roma (e anche delle altre capitali europee) tra il 1642 e il 1691, redatte da Carlo Cartari, avvocato concistoriale e rettore dello Studium Urbis. Tali documenti ci consentono di gettare una luce sulla prassi musicale romana in ambienti e circostanze finora poco noti e studiati, in primo luogo sulle musiche per voci e strumenti offerte in occasione della discussione delle tesi di laurea alla Sapienza: in caso di rampolli di nobili e potenti casate, il salone della Biblioteca Alessandrina veniva fastosamente apparato con damaschi e broccati e si montavano palchi per cantanti e strumentisti, che avrebbero intercalato gli interventi del candidato con altrettanti interventi musicali.

«La musica si è pattuita per scudi venti à tre cori, con tre organi et istrumenti»: musiche alla Sapienza nella seconda metà del XVII secolo / Ceglie, Simonetta. - (2015), pp. 70-79.

«La musica si è pattuita per scudi venti à tre cori, con tre organi et istrumenti»: musiche alla Sapienza nella seconda metà del XVII secolo

simonetta ceglie
2015

Abstract

Nella Roma «maravigliosa» del ‘600 assistiamo a un notevole sviluppo della musica sacra, in linea con la scenotecnica barocca: si arricchisce il repertorio liturgico-musicale e, oltre alle grandi basiliche, un numero crescente di chiese, congregazioni religiose, confraternite e altre istituzioni inizia a dotarsi di cappelle musicali stabili, spesso con organici numerosi e di prestigio. Tra i «templi armonici» di Francesco Borromini, nei quali luci e suoni risultano parametri di riferimento nella progettazione, spicca senza dubbio S. Ivo alla Sapienza, cappella dello Studium Urbis. Attraverso documenti, anche inediti, tratti dall’archivio universitario, si sono rintracciati dati importanti su «musiche ordinarie, et straordinarie» a servizio della liturgia, come per la festa annuale in onore di S. Ivo, patrono degli avvocati concistoriali. Tra i maestri di cappella gravitanti attorno all’ateneo romano, menzioniamo per tutti Orazio Benevoli, uno degli esponenti di spicco della scuola policorale romana, che fu attivo alla Sapienza negli anni 1661-1672. Ma detta prassi esecutiva pervade anche altri ambiti, come ci rivelano le preziose "notizie musicali" tratte dalle Ephemerides Cartariae, serie di 31 volumi che riportano in forma di giornale i fatti salienti di Roma (e anche delle altre capitali europee) tra il 1642 e il 1691, redatte da Carlo Cartari, avvocato concistoriale e rettore dello Studium Urbis. Tali documenti ci consentono di gettare una luce sulla prassi musicale romana in ambienti e circostanze finora poco noti e studiati, in primo luogo sulle musiche per voci e strumenti offerte in occasione della discussione delle tesi di laurea alla Sapienza: in caso di rampolli di nobili e potenti casate, il salone della Biblioteca Alessandrina veniva fastosamente apparato con damaschi e broccati e si montavano palchi per cantanti e strumentisti, che avrebbero intercalato gli interventi del candidato con altrettanti interventi musicali.
2015
La fabbrica della Sapienza. L’università al tempo di Borromini
978-88-8368-119-6
Roma; Barocco; Francesco Borromini; Università La Sapienza; storia della musica; S. Ivo alla Sapienza; Orazio Benevoli; Carlo Cartari
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
«La musica si è pattuita per scudi venti à tre cori, con tre organi et istrumenti»: musiche alla Sapienza nella seconda metà del XVII secolo / Ceglie, Simonetta. - (2015), pp. 70-79.
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